Sommario:
Il caratteristico borgo di Orsomarso, immerso nel cuore montuoso della Calabria, ospita un’antica tradizione che è alla base della sua cultura e della sua comunità. Ogni anno, gli abitanti del paese si riuniscono per celebrare “U Mmito Ri San Giuseppe”, una festa in onore di San Giuseppe che risale al Medioevo. Più che un semplice pasto, “U Mmito” è un rituale che incarna i valori duraturi di Orsomarso: fede, ospitalità e unione.
Attraverso secoli di cambiamenti, “U Mmito” è rimasto un punto fermo, un moto di speranza, le cui origini affondano in un’epoca in cui i signori offrivano il sostentamento ai servi della gleba che lavoravano la terra. Oggi è un’occasione gioiosa in cui amici e familiari si riuniscono per preparare e condividere un pasto, unirsi in silenzio e distribuire gli avanzi tra i bisognosi. I piatti, stufati per ore su fuochi all’aperto, sono impregnati del sapore delle tradizioni più care e dello spirito di generosità e donazione che ancora caratterizza Orsomarso.
“U Mmito” offre uno sguardo all’anima profonda di questo tranquillo villaggio calabrese e della sua gente. Sebbene le ricette siano state tramandate di generazione in generazione e gli utensili adoperati si siano evoluti nel tempo, il significato alla base di questo antico rituale rimane immutato. È una celebrazione della comunità, della parentela e delle benedizioni condivise che continua a nutrire Orsomarso anno dopo anno. Questo è l’invito di San Giuseppe: una chiamata a riunirsi, a spezzare il pane e a ricordare agli abitanti del borgo, chi sono.
Contesto storico
Origine di “U Mmito”
Le radici di “U Mmito” risalgono all’epoca medievale, quando i signori governavano la terra e i servi della gleba lavoravano sotto il loro comando. Una volta all’anno, durante la festa di San Giuseppe, questi signori offrivano un pasto caldo e nutriente ai loro sudditi. Questo atto di magnanimità, un momento di speranza tra le difficoltà della servitù della gleba, si è evoluto nella tradizione che oggi conosciamo come “U Mmito”.
Evoluzione della tradizione a Orsomarso
Nel corso dei secoli, “U Mmito” ha subito una notevole trasformazione. Quello che un tempo era un gesto di buona volontà verso i bisognosi è diventato un invito aperto, che trascende i confini sociali ed economici. Oggi la devota, o la padrona di casa, invita amici e parenti a partecipare a questa festa, favorendo un senso di unità e di affiatamento.
La preparazione di “U Mmito” di Orsomarso
Panoramica del processo di preparazione
La preparazione di “U Mmito” è un lavoro d’amore, una testimonianza della devozione e della dedizione della gente di Orsomarso. Il processo inizia mesi prima, con l’essiccazione di fichi, zucchine e peperoni al caldo sole estivo.
Specifiche della preparazione del cibo
- Essiccazione di fichi, zucchine e peperoni: le estati assolate di Orsomarso si prestano perfettamente al processo di essiccazione. I fichi, le zucchine e i peperoni vengono lasciati al sole e il loro sapore si intensifica man mano che perdono umidità;
- Preparazione del pane nel forno a legna: con l’avvicinarsi della festa, gli abitanti del paese preparano il pane nei tradizionali forni a legna, riempiendo l’aria con il confortante aroma delle pagnotte appena sfornate;
- Raccolta di cicoria e finocchio selvatico: i campi intorno a Orsomarso sono ricchi di cicoria e finocchio selvatici. Questi vengono raccolti con cura e utilizzati in vari piatti durante la festa;
- Preparazione della scarola e degli “Spicatiddi Ri Cavuli”: negli orti del paese si raccolgono la scarola e gli “spicatiddi ri cavuli”, pronti per essere trasformati in piatti deliziosi;
- Ammollo del baccalà e dei legumi secchi: la sera prima della festa, il baccalà e i legumi secchi vengono messi a bagno, per prepararli alla cottura del giorno successivo.
Processo di cottura
Il processo di cottura di “U Mmito” è un vero spettacolo in sé. Le pentole di terracotta “pignata” vengono riempite con vari ingredienti e poste accanto alle braci ardenti del camino. Mentre le pentole sobbollono, la casa si riempie dell’aroma stuzzicante del banchetto che sarà preparato.
Il rituale de “U Mmito” di Orsomarso
Preparazione della tavola
La tavola per “U Mmito” è apparecchiata con una semplice eleganza, che riflette le umili origini della festa. Una tovaglia bianca, posate e un bicchiere di vino per ogni ospite adornano la tavola, insieme a una pagnotta di pane, che simboleggia i frutti del lavoro della comunità.
Il ruolo della “devota”
La devota, o padrona di casa, è il cuore e l’anima di “U Mmito”. Si inginocchia davanti a ogni ospite, baciandogli la mano in un gesto di riverenza e ospitalità. Poi toglie il pane dalla tavola, lasciando spazio all’inizio del banchetto.
Il ruolo dei “Santi”
I “Santi” sono ospiti scelti che partecipano al banchetto. Rappresentano i dodici apostoli, con “San Giuseppe” a capotavola. In assoluto silenzio, assaggiano un cucchiaio di ogni piatto che viene loro servito, assaporando l’intensità della festa.
Il servizio e la degustazione dei piatti
I piatti vengono serviti in un ordine preciso, a partire dall’insalata, seguita dai tagliolini, dal riso e da varie altre pietanze. A ogni ospite è concesso solo un assaggio di ogni piatto, a ricordo delle origini della festa come pasto per i bisognosi.
Il significato del silenzio durante il pasto
Il silenzio durante il pasto è un segno di rispetto per San Giuseppe, il patrono della festa. Permette agli ospiti di apprezzare appieno i sapori del cibo e l’impegno profuso nella sua preparazione.
La distribuzione del cibo e del pane
Alla fine del pasto, il cibo e il pane rimasti vengono divisi tra gli ospiti. Questi, a loro volta, lo distribuiscono tra i familiari, i vicini e i malati, assicurandosi che le benedizioni della festa raggiungano tutti i membri della comunità.
La festa di “U Mmitu” a Orsomarso, oggi
Cambiamenti nella tradizione
Sebbene “U Mmito” abbia mantenuto la sua essenza nel corso dei secoli, si è anche adattato ai tempi. Le pentole utilizzate per cucinare sono ora in alluminio anziché in rame e il cibo viene cotto su fornelli a gas anziché su fuochi aperti. Tuttavia, lo spirito di donazione rimane invariato: la festa viene condivisa con i vicini e i membri della famiglia.
Metodi di cottura moderni
I moderni metodi di cottura hanno reso più semplice la preparazione di “U Mmito”, ma le ricette tradizionali vengono ancora seguite in modo scrupoloso. Il cibo viene cotto lentamente, per consentire ai sapori di svilupparsi appieno, e gli ingredienti sono sempre di provenienza locale, per garantire che la festa rimanga una vera e propria celebrazione della ricchezza di Orsomarso.
L’aspetto sociale della festa
‘U Mmito’ è dunque un evento sociale che riunisce la comunità. È un momento in cui amici e familiari si riuniscono, condividono storie e godono della reciproca compagnia, rafforzando i legami che tengono unita la comunità.
Le ricette di “U Mmito” di Orsomarso
La festa di “U Mmito” è caratterizzata da una varietà di piatti tradizionali, ognuno con un sapore e un significato unici. Tra questi, i Tagliolini di San Giuseppe, il Riso di San Giuseppe, la Zuppa di Fave, la Zuppa di Lenticchie, la Zuppa di Ceci, la Zuppa di Cicerchie, la Minestra Calata di San Giuseppe, il Baccalà Fritto, i “Grispeddi”, la “Savuza” e il Pane di San Giuseppe.
La tradizione di “U Mmito” è una testimonianza dello spirito duraturo della gente di Orsomarso. È una celebrazione della fede, della comunità e delle semplici gioie della vita. La festa, che si svolge ogni anno, serve a ricordare la ricca storia del villaggio e i valori senza tempo che continuano a legare la sua gente.
(Un grazie di cuore a Maria Russo per le dettagliate e preziose informazioni su queste tradizioni)